Storia del Disturbo Borderline di Personalità
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La storia dei disturbi della personalità è recente: il termine “Borderline” è stato usato nei primi anni del novecento (Huges, 1884; Rosse, 1890) per indicare pazienti la cui patologia non era classificabile come nevrosi (i conflitti e i problemi quotidiani condivisi dalla maggior parte delle persone) né come psicosi (i disturbi mentali più gravi, come la schizofrenia), pur presentando sintomi comuni ad entrambe le condizioni.
Borderline, infatti, significa “limite” o “linea di confine” e indica la principale caratteristica del disturbo: come una persona che cammina su una linea di confine tenderà a sconfinare in due differenti territori, così il paziente affetto da Disturbo di Personalità Borderline oscilla "tra normalità e follia".
A partire da questa iniziale definizione, ormai in larga parte abbandonata, Zanarini e Gunderson nel 1990 basandosi soprattutto su criteri diagnostici descrittivi individuarono i seguenti tratti distintivi del disturbo borderline: tendenza a perdere il contatto con la realtà; automutilazioni (tagli, bruciature); tentativi di suicidio; paura di essere abbandonati; intenso bisogno e ricerca dell'altro alternato a comportamenti apparentemente arroganti e sprezzanti.
I pazienti Borderline spesso alternano periodi di relativa normalità, in cui si mostrano sufficientemente equilibrati, a periodi in cui il funzionamento psichico appare fortemente compromesso, con violente crisi di rabbia, tentativi di suicidio, paranoia.
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